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CATONE

IL GIOVANE

DRAMA PER MVSICA

DEL DOTTOR BATTISTA NERI

Da rapprefentarfi nel Teatro For» magHars in Bologna l'Anno 1 688,

DEDICATO

ALL'ILLVSTRISS. ET ECCELLENTISS.

SIC. co. ERCOLB PEPOLI

Co.diCaftiglionc^ Baraga^za^ Sparui 5 &c. Senatore di Bo- logna , Nobile Ferrarefc^ e Patrizio Veneto .

In i^oio^Qa^ per Giacomo Me . ì6S8* Ccn licenza dt* Sufetioìi «

ILLVSTRISS.

ET FXCEILENTISS. SIC, Si£. Padron Colcndifs.

V rifleflb di verìdi- ca ponderaiione il ièntimcnto di Chi lafciò fcritto efler s^conformiallc Cofe Grandi dell' antica Fama l'eroiche azioni della moderna GIo« ria, che non fi vedono per Io più mutati altro che il luogo ^ é( il nome* Cofìfermailque» ilo confronto nell' Eccellen» za Voftra, che mutato folo il nome di CATONE , vanta il medefimo di lui grand'AniJ mo, con cui fu il decoro del

A a Gaoi-

Campidoglio , Io fptendor del Senato , ed il fregio de* Ciouani, de'più niagna- nimi Caualieri . Fu diftinta l 'aurea facondia , non che la fedcliflTima prudenza di quel- Io dalla prima Republica del Mondo à raggirar emergenze giudicate impratticabili da più canuti Intelletti. E non veduto la noftra Patria ap- poggiate all'inimitabile, per- che innata eloquenza del- 1 ' Eccellenza Voftra le pre- mure de i più Saui, e più Grandi ? Lafciando le Repu* blichepiù valorofe, che haa voluto compagno il di lei gran Cuore per fomento de' fuoi Trionfi , e Corona di

tanti

tanti Togati Monarchi. S'in* noltraàpublicar giuftamente la fbmiglianza 1* hauere i Ro* mani aflìcurato i lorocontra- ftati Tclbri nelle mani fem- prc forti di C ATONB : ment- ire i Tefori delle buone Arti 9 e delle più nobili difciplinc» vengono augmentati dalla^ mano generofa dell'Eccellen- za Voftra, non che cuftoditc dal fuo eroico intendimento , Concanfì dunque dal merito neir Eccellenza Voftra tutti i pregi confpicui di CATONE il GIOVANE , e per mante- nere la longa ferie de' fuoi grand * Aui , non vi muta la penna della Gloria , altro che

il Nome j ma quefto ancora fa- A s ti A "

tk il me<f eiìtìio, fc verrà accol- to fotco il di lei gran Padroni cinio loftc^ CATONE,cbe diifoterrato dalla for^a del Genio , comparifcc di prefen- te alia noua luce , coperto ben si del mio logoro Manto Poetico, ma fregiato del più bel luftro , che poiTa vantare quella profonda humiliazio> ne , efprefifa nell* attuai mia feruitù con rEccellenia Vo- mirà, per cui mi rendo inuidia* bile nel dedicarle il Cuore , e l'ingegno, che mi fanno eiTcre DcU* Eccellenza Voltea

Vmilirs. Dcuotifs. & Obli'g. Scr, Gio.BattiltaNcri.

ARGOMENTÒ

AL lettore;

He Cétcm rifudU^ l^ Maglie per jFérm dano à "vn^Amica y e IftorU , chi fcmhra Fauela. Che eia pg^ijffe in Cipro dc^ppo la marte di qml Rege , eFauda^che fembra Ifio^ ria . lo con quiHe dt^e azioni ra^ g^^pfo il filo del prefenie Brama ; mentre fpediio dalla Republiea Ro^ man a in Cipro alla eonquiJia di ifuei T efori y vindfce il vcrifimUe^ che fe€(^ gmd^ffe la Maglie , e l^A-^ tnicei e che in quel tempo dallo fcopr imeneo de* loro Amori , foffe Heceffttato à donar con prudenza ciò y cf^ era in pericolo di perdere con infamia . ^eBo eil [oggetto Dra^ mafie 0 ^ the ti prefenta ; gli Epi* foày del quale li vedrai in vari/ Hrfonaggi introdotti per compia A 4 metfta

mtnto del Poema l più in par* ticolare nella Perfona di Gelilo , che vantando^ Erede de IjRe de fona- to ) mega il paffo alle Naui già. ca^ ricate per incamminarfi al La^o : da cui vien fpedtto Emilio Scauro con Truppe aufiliarie à Catone^ che non conofcendo il PerJonaggio \ tendendolo à momenti ^ da adito à Fuluia innamorata di Gelilo ^ a fin^ gere r afpettato Campione^ per ri*^ tener con la frode i Te fori ^ chc^ non poteanfi rtftrbar col valore . Allo fcoprimento di quefla Macchia na io ti fh vedere molti accidenti refi probabili dalP vfo moderno y con che non pùtendofi ojferuar le buone regole , gli ho compre fi per quanto ho potuto fra i termini d* vn folo giro di Sole^fpaTjo douuto aquefia forte di Poefìa j che perciò il conte^ nuto dell* Opera e quel giorno ^ nel quale Catone attendeua da Roma la vtmta di Emilio in Cipro ad afftm

ftirto nel f ^ffàggh de* Te/ori j nd qttal tempo fm ce do no gli auuenif^ fhentiy che ì)edrai a cagione di Ful^ ma creduta Emilio , che di/coperta poi , guida le azioni al fine >^che e di parttr tutti concordi con i T efori ad incontrar il vero Emilio , e fecù V ni t i portar fi y comejtjuppone y tutti glorioJialLàzto . Vtcni dunque cor^ tefe a far giufiizia al mio buonge^ nio y c^ ho di gradirti , e nell * elo^ euzione delferfo arnmtra folo l* arm moni a del Sig. Bartolomeo Monari prouitto ormail^TITrfTe'^a disiali materie , benché quefte fiano lepri'» mizie Teatrali della Jua penn^^ , eh" ora tributa alla tua compiacene za . Già so , e^e le parole Fato , Dei^ y e firn ili y fono da te confiderate per fpifie Poetiche di quelle Rofc^ Cattoliche y che m^ incoronano i fen^ iimenti della Crift lana Religioni^ Dio ti feliciti m

Al rh

Fiiii D9 Antonini BdrucehìMt CUrieuì RiguL S. Pauli f tr E€(liP MittQ^ fo\i%. Bonon. PsniUnt. prg Illufìrifu ^ Riumniifs. D D. loffpb Mufot'^

Imprìmatar » Ft. Angelus GuUelmus Moìui VuéuGi*

INTERLOCVTORi/' Catone.

Lepida faa moglie* Emeria loro figlia

Domizio Amico di Cacone i e Amante di Lepida.

GelHo di Cipro ribelle di Roma

Fuluia Romana gii amata da Domizioj poi fuggita m Cipro^ doue inuaghica dìGellio^ (i finge fitnilio ScauroCa« pitan Romano atcefo da Cacone

Siilo vno del Popolo % che fi fi Sera» di Fuluia

La Sstnà è in C/pr»

A é

MVTAZIONI DI SCENE;

NELL* ATTO PRIMO .

Piazza di Cipro con Ara » e Simolacro di Ve« nere oel mezo con fchicra diGiouani, c Fanciulle > che gli fchersano d* intorno

Cortile fpaziolo nella Reggia .

Zecca publica con ordegni da batter Moneta , Fucina 5 e ForneUi nel proipettoda fonder Metalli j e Genti ^ che battono le Verghe

NELL» ATTO SECONDO.

Porto di Cipro Con Ponte , che cala in Mare^ per cm vien portato il Telerò alle Naui, che ftanno approdate . Sole , che tramon» ca, e Lana , che fpunta in Cielo i con or- ribile ccmpefta , che fegue

Sala con in^reffo ne* Partamenti di Lepida .

Giardino delÌEsofa con Fonune» e nafcimen» ro dell'Alba.

NEIL' ATTO terzo;

Tragica

Atrio, che introduce oell* Arfenale, douefi

vedono rotte Nani ributtate da! Mare galleria nella Reggia con veduta del Teforo t

BALL!

©i Operar! nella Zecca

Di €disali§ri eoa àbbauimepto d'Armi^

AT-

ATTO PRIMO.

SCENA PRIMA.

iPiamdi Cipro. Nel mczo vn foncuofo AI* care con Vafi d* inceofo, che fumano auaoti al Simolacrodi Venere, e numerofa ichiera di Gìouani coronaci di Mirto , che vi fcher« zanoinrorno, feguicida moke Fanciulle> fra quali è Puluia inghirlandata di rofco Gruppo di Fanciulli , che intcffono Ghir^ lande fiori

Silh , chi guida il BalU l

Efta , giubilo , gioco , allegre z;j2j Scherzino^ brillino L* aure del , ^ Bacino! Popoli Aradi Venere > Godano , ridano Ballinosi. Fdìa, giubilo, &ci

SCENA li;

frimn j chi Siilo finifca /* atta, entfs QclUo eé» Spada alla mano

Q$U dal liiffo indegno KJ Partafi il genio molle ^$ ferma il Gioco ^ Hor che di Cipro à laxegal forwn» Lacerano la Vela

f# ATTO

Del Tebro ingord* 1* Aquile rapaci . Véiquìrtace lafciui I voftri danni à celebrar combaci ? Sìlh fi liftd dal fopGh fi fi fi mumH *Sf7. Signore à fauio ingegno

Talor gioua impazzire . €f/, Si, quando ormai da lvale;ui forze op* prcffo Palpitati noftrofato. Già con empia potenza Spoglia Caton la Reggia $ e acciò ch*aa*

Di Romolo la lupa

Morfi tiranni al defolato impero^

MaaJai! mecallucente

De* notirì £rari ad indorarle il dente. E che fa quello brando

Tagliando Pana in vano^ tBeì. Argine forte

la mia delira al folle ardir Roma

Hor manda Emilio il Duce »

Che fe con mille acciari

Viene a guidar al Lazi o

De preziofi arredi i cacchi legni »

Vani fono i contraili >

E a ritenerlo io non Cor i che baSi jì/. Io fol con qucfte eruppe

t:onr4e Marte aouel verrotti appreso ,

£ faprò far paura anco à me ileffo ^eì correte à 1^ armi s ed ogni fronte

Cangi il Mirto in Alloro

Che non haurà già per opporfi Emilio

A valor dupplicaeo amica forte ,

Quando vnita è ¥ircù^fcmpr*épi)ì forte* (

Can*

primo: 15

Cangia Amor lo ilralein brando» £ pugnando

Rendi audace in petto il Cor ^ Sia l' ardor de la tua face Vampa di fulmine j Che mandi in cenere I.*oft il furor* Cangia , &c,

SCENA III.

fnl. Ellio td parti ? e così tofto oh Dio! vjr Seaza meno vn guardo

La tua Fuluìa abbandoni > Gii Non ammetton dimore

L*vrgenzc noftre E fe le gemmejC gli ori

Roma crudel ci toglie

Siamo infelici } e bench' è nudo Amore

Mendicità non foffre Io per te folo

Volo à mercar douizie»

B eoo eroico impegno

Per amarti da procuro va Regno FmI fi perche me non guidi

Compagna à le tue glorie ? GeL Chi co* i vezzi alimenta

Ne le tende campali il (eflb imbelle

Al bellico valor nudre gl' incanti

Allor ^ che d' armi è cinto

Lafcìa Marte Ciprigna 5 e tiì pur anco

Reilar qui dei , che fe ben parte il piede

Si ferma il Core , e con il Cor la fede ^fiU Ah Gelilo 9 troppo graodi

Roma

ATTO

Roma gfi Eroi ; ed ogni Cor latino Da fc lolo vfl* fifercko compone , Hor pcnfa o Caro quanto può Cacone Qii* Dubbia in ambo è la pugoa E s'ad Emilio £^ la Pace funefta, è ancor d Gellio La quiete importuna, Gioria è il pugnar» il trionfar foi^una Confolatì Bellilfima i Cheinfen titornarò* Fedel batterò Le barbare fchiere, Fra Mre guerriere Colante farò» Confolati ,&c.

SCENA IV.

Ttéltéìa , e SilU .

Wtil.f^ EHìo più ritorna. Et io che in fafcc \J Da poppa di (ciagure v t Trafli il roteo del Tebr© , SolTrirò , che in queli* onde Cipro anco s' a aeleni? E vn folo ÌBganno Per dciada Catone

Non h3urà quefta mente ? ah si Fuluiji ; Sola cow i* arti tue

Puoi ritener Emilio,. ) Che fe il duro Adamante i Sol con le (chet^gie fue fi manda in polue l Così ancor f>tr deftino Non vince vn Cor latin j che m Cor latino» Siilo Signora . ^fti/. Or meco vieni, Si/.Edoiie?

WhìI

P R I M Oi ^ ti Vtd. A grasd* imprefa , SiU Quefto e vn qual- che imbroglio. lBu,U Dei finger meco allor che finger voglio # 5/7, Sàia femmina tanto fingere.

Che d* alcun d' vopo non ha ^ Ogni giorno cangia volto Frà g!' ingariiii i e fra le frodi a mill* arti , e ttìillc modi Da dipingere la beltà. Sa la femmina , &c« ThU Sarai mio Seruoj e in guiderdon de Poprs Del grand' Erario à parte Meco viurai felice. SìU Perl'acqiiiftode Poroi! tiitro lire * Fra gli affalti,che fucglia il valore Bella Gloria nel Ciel riderà E ffà 1* ombre del timore » Scioltola Campo De gli acciari il giudo lampo II feren s' inalzerà . Fràgliaflaltiy&c*

s c E N A v;

Siilo ^ €h$ tra/portare l'Altare iti Ven(tf§ folUcitando $ Mhifiri

TOftoI*Altardi Venere Si disfacciale fcomponga^ li Simulacri Vadainripoftaparce» Efucceda \a forte

Del più tenero Nume al Dio più force. Olà , che fi ? Non Hate più qui

te»

li »TT© Leuate così j

Aiutagli t Noftmouitù tipiè.^ II redo Togliete di qoà . Olà» che fi

s c E N A vi;

Cortile fpaziofo i^lla Reggia .

L$fUa j Dfmizh ^ €h$ UfegH§^

iff% T Orni rido X Di Cupido »

Che s' aggira intimo à me» £i volando fcherzando» Hfuofoeo Non hi loco

Da cangiarmi in feti It « Io mi rido , &c*

Domhio , ed c por vero , Che ptr querta qual fia beltà gradita Nudi i fenlr affetto ? Scoprimi deJ tuo petto L'incendio ormai i accolto» Parla , eh' io quic^afcolto Bp« Chi parla co gli occhi

S* afcolta col Cxwe»

Mi tù» che del Core

Giàpriuatiren<^ ,

Il linguaggio de fguardi ah no intendi «

lef^ La tua colianza a[ fine

r

P R I M o; 19

Msritò del mio genio

Qualche moto procliue à tuoi penfieci* Dom. Dunque à detti fìncert

Di Domiziofedel Lepida crede ? Lip. Certa lon' io ,mà prima

Voglio vna vera fede D9m Cotte I Alma 1 labri

A giurar lealtà» If/>.Nonbail3»efeco

Sileoziorigorofo. Dem. Parleran quefli marmi

Pria , eh' ie Rioua respiro Lef* Ed vnam^nee

Suddita à le mie voglie* Vom. Porrò fra le tue chiome^

V arbkfk) iP'Cacena* Itp. E iisficme vn Core

Auusduto , e fegreto Dom Al Sol de tuoi begltocebl

Sarò vn Corpo fenz* ombra * Itp £vQ piede ancora

Sollecito) ma cauto. Dpm. Sarò de 1* aure itèedc

Più veloce, e leggina? £«/«£d vnfembiaote»

Che non moua fofpetco Dom, Il geilo diiinuolto

Afconderà 1* amore tip. E poi nudrire

Dedo di vagheggiarmi l}fim> Qucflo ogo* hormi tormenta 9 Up I hauer nel feno

Timor , eh* io non mi fdegni 2)m^ Pauenterò il tuo volto

Pia

20 ATT©

Più che !• in di Giow l€p. Eh ki pur ftolto « DmiZéhrefiAfofftfo Mifevo s e forfè pefìfi Prender queft' alma mia Vittima de'tuoifguardi ? J)*/;?, E noa è dunque . . . Up, Imprigiona quei detti Scclerato impudico . Partitile ti fia legge Il non volgerti mai. Se non vuole il tuo Core I colpi numerar del mio rigóre e Parte Dcmézioccnfufo ^ Lepéda gli guarda dit* trp , e nell* entrare le chiama Don^izio , oh Dio ! Domizio. f$rmafenz,a volger fi , ella f egli a'4$e$fia Perdonami Cor mio Scherzai così con te. Sor) ferua al cieco Dio E adoro Jatua fè.

Perdonami , &cc. Dmizhfi volge , Indegno , e ancor ti volgi ? Chiodi quei !umi , e penfa Ciò ch'à l'ardir four^'li > . . , Io foa moglie à Catone , e ciò ti bafli .

SCENA VII*

Domizie fola

Hi di Gorgone il Mollro

P efentòà le mie luci , onde fui paffo Gela il Cor, pei dei i feafi, e fou di fallo ? OhCfcUethimai vide

Odio

primo: 21

odio iofieme , ed affetto ,

Crudeltà , cortefia , genio , e rigore.

Vna beltà ,che meco

Moftrafi in vn*iliance

Cara, fiera, gentil, furia, ed amante . Se il mioBcnem*adora,e mifprezzai Voglio anch' io difperato fperar Ce^c/empre ligor di Bcliezza Ad vn* alma colante in amar SeiitnsoBene,&c.

* SCENA Vili.

C^/*Tr\ Omizio, e comein Cipro L-* S appagai! tuo dcfio ? Nemico a! CICCO Dio

Mi giurai Cno in Roma, allor che Fuluia

M'abbandonò fuggendo 5 e qui d'Amoie

Par , che girin fouente

Vari fantafmi ad ingoaibrar la mente . Cat, L*aria di quello clima è per deiiino

V intemperie de fenfi , l>9m. E fc la fpira il Core

Forz'è che proui ogo* hor fcbre d'Amore ^ CAt. V effer però fra 1* ombre »

£ non fcemar il raggio

De la ragione è fol onor del faggio Dom% di ta! pregio adorno

Nume feidi Virciìte. C4/.I0 dtqueliiTefoii

Accumulo le ma(Te , e al CampidogHp.

Come fuoi già gPinuìo» Ma Gellio indegno,

Che

àa ATTO

Che del Regnante cftiiTto Vantafi crede, ribelle a! Lazio Nega il paflo à le Naui ri??». Emilio Scauro

Sarà il terrof de l* empio . Csf^ Quefto 5 eh* io maiiicn vidi Nouello Eroe di non qual tortela IiTipaxtentc attenda. V^m.Ogm petto Latino , ^ Nafce col Cor guerriero : e già ftcuro Veggio forger Alloro à la tua chioma, Val per cento di Cipro vno di Roma Più non piange il timor.

Se già ide nel Cor bella Ipcranza LaFortunacrudel Rc(a tutt^fedcl , moftra coltanza . Più non piange , &c*

S C È N A IX

Tarti^d^ ì)omÌ3LÌ0 inttASèÙà «

O DoocCatonfitroua. Cst. Quello foò» io, che brsfni > Si!. Caton fei ? ««^r^j/M . C>i#. Perche rtupifci?

Sci come gli altri , anzi hai minor flatura * Can Col compafio l' Eroe non li snifma . siL io tremaua di gelo

r^el venirti dauante ^

eh* al dir Catoócte ti crcdeairn Cigantc. C^.Dee fpiuemar il Grande

Cor

PRIMO. 23 Con Topre , e non col nome i hor che rap» porci ?

sii. Duce di mille Schiere E giunco Emilio^ e pria che molta a l'armi^ E à le vitcorie il piede B. ama d vnire à la tua la fede Céit. Emilio^ oh grato annuncio^ egli fin'bora Fùd ìpenfierPoggccco* Venga , che il fuo deiio Trouarà ne gl' inconcri eguale il mio siU M* inchino vmileje à cenni tuoi m' inuio Cé$té La forte inftabik (f^rtf^ Ha fermo il piè ^ Se già volubile Si raggi ò. Fugace j e labile Or più non é La force »8cc.

SCENA X.

di Gi^HMni Mfmétè « Cé^unt

WhI. p\ E la sfera più grande ,

CheillQoldiRomaisdora

tomi oQoroa laluee. C/ff.Alfìogiuogefti

O de! Tebro guerriero

Sponda più lufìiiuofa : or in te folo

Scà del Mondo Latino

Riferbata la force IhU Al cuo gran braccio

Vengo ad vnir la mano «

ì

5? ATTO

Senno à valor congiunto i

Màchi fedeit'aperfe

Contai* aditoli paiTo? Tféh Feftcggiau3 ia(ciuo

Di Venere il Nacaìe il Popò! ebro .

E ne !a gioia fua Gelilo acciccaco

Lafcionimi aperto il varco »

Entrai ficuro^ e allora

Che d* vn* intero Regno

Giocaua la viltà , vsnfe I* ingegno J Csf* Opportuno coniìglio

Parto di faggia iTìentc

Lo confsd&ra con attenzione «

E quel]' adulto Emilio

fei 9 che folo in Cipro

A Caton ti fai noto ? e come al Volto

Fràillfuidodel'Eloio

Rsferbarti il candore , e non V offefe

De la primalorfcail graue pondo

La tenerezza al feno ^ ^hU bucre T ofcuro acciai|3 in pochi a^Ialtt

Imprigionai la fronte ^ E k fe fcrze

Cadderode*Nemicieftinte, cdome.

Pugna non fdjmà di Romano i! Nome* C/y/, Valine dunque ^edi quefto

Celiio s'humilijal/uono: ì carchi abeti

Guida ficuri al Lazio; "FuL La qui eletta , e fiorita

Vigile Giouentù 9 che meco oneri

Ti può produr , noo che lerbar teieri C/^r. Oh come mai di Roma nel parure» E* prouidoiipcnfieró A Gente molle vq tenero Geerricro

SCB-

PRIMO.

SCENA XL

IFniuia , poi Le fida , & Emtria 2

Fai. T) Repari la Tromba jL La Fama volaiice, O vinto si . L' applaufo rimbomba E tanto feftante Ciàmainofìs^vdì» Separi, &c, lep. Di Lepida i Oénforte

Prendi o Duce genti! gloria del Tebr©

Il ben douuto omaggia (panel

Di più begli occhi io mai no vidi il raggio ^

Ed'Emeriach'cfìglia Accetta o gran Gucrrier fplendor de I*Armi V vmiltà riuerente . ( pane»

Oh Dioiche vago Volto mai prefence»^ ^ Fui Belle de* voilri pregi

Già foriera è la Gloria : e fe di Cipi^o Roma ambi/ce gli Erari i à 1* aureo lampo Di chiari fulgori Ella non ha di Voi più bei Tefori c l^ep.Se al mio fen tu rauuifi Qualche vnicocandor ,che fembri luce » Sono i rai di tua fronte . £m. Che afcolto ? è quefto vn troppo

Tenere complimento Àparf$^ Ffil. E fe fcopre il mio labro Qualche fior d'eloquenza, Nafce al Sol de* tuoi lumi ^m. La rifpolh è foaue . à parte l

B lep.

ATTO

L^f. Ben è dunque ragion , ch^ io tutta foco Paleggi il vago CicI del ruo fembiante .

Arde la Madre , & è già refa amante, à Emilio , e perche auaro {fi^rte. Di Grazie à me ti rendi ? tep Come : quefto é principio

E>* amorofo peafiero ? ^ parte . ThU Bella , tu à tr-c lichicdi

Ciò che porti nel volto Léf^ La repplica è vezzofa i parte l Emm Venere non fon* io , quando folo

Non fofti Marte , o Amore . (pam. tip Arde la figlia^ e già perdutoli Core . ^ Signor non il tuo merto Cor di me più adorante» lEm E à le tue lodi

Lingua di me più pronta ThL Io per voi fole

Al Trionfo m' inaio Xe/>. Ti fegue il Cote , Em, E ti precede il mio F»/. Diuidctcuir Alma^mia Vezzofiflìme Deità Tutte vaghe , tutte bcJlc , Siete Soli, fiete Stelle eh* animate la ^Ità . Diurideteui , &c,

SCENA XII.

tepida , ZmirUgHArdunicgl \ dìitf^ .

Lef. p Tglia , qua! parte feco L Colui, Che merli lode?

primo; n

1m. Vo vago gefto

Vn* accento foaue , vn brìo vezzofo , Ltf^ Oh Dio , eh' effa è ferita . ^ f ^r/e « H^m. poi così aifectato >

Che con quell* arti fue non «• legato ì Come, che patii? JSfw, , non m* legato Lef Refpiro:à lei non piace à parte Em. Parlo cosi fol per celar la face . à pane .

£ tù,che virauuiii^ I^;>,Vn' aria dolce,

Vn gentil portamento , vn guardo ardito . Em Son mortaserai; adora* àpam^ Lep. pofcosi fprezzante ,

Che con fue proue non m'hà refo amante. Ew, Come, che parli?

Up. Noa m* ha refo amante {farte «

^«.Ritorno in vita : à lei non fembra bello, a Lep Per afconder 1* ardor cosi faucilo- à farfe* Bw. Baila , Emilio non ami * Eep. mcn vi ci penfi Em. Entro la mente io v* più l'immago. Lep. lo più non fe (ia defTorme $ ò vago ^ 2. Vino in dolce libertà

Mìt nm dice ilcor cosi fiam tep^ Non vuò pene di catene , Em, Noa {tenti di tormenti 4 2. Ah che vn Volto mi feri psmo , Viua,&c.

B 2

SCE-

21 ATTO

SCENA XIII.

Zecca publica , con 51 Teforo del defonto » Torchi nel mczo , & Operari , che coniano Monete. Nei froncifpicio fucine , e foroelli, con altri, eh- fondosio l' oro 3 e l'argento , & altri , che battono i metalli «

Gsllio , Siilo.

Geh Vnque con gran fenno

Fuluia fi finfe Emilio? ed i Tefori

Le confegnò Cacone ? Sii A di lei Cenni

Già fi coiman le Nani , ed in mementi

S* afconderan ficure . (me G^l. Oh Fuluia honor del feffo , oh di noftr'Al*

Jlediuiua fortuna .

Ma qua! vago fembiante

Siilo quà volge il piede ?

Oh quanto in bizzarria

A Venere fomigìia. Sii. Bmeria è deflfa ^ e di Cston la figlia

SCENA XIV.

Giunge Bmeria , che fi ferma à veder conni ar le Monete Gellio ^ che U confiderà à parte con Silio m

Qeh r\ H come vgnale è à quegli ordegni KJ Amore , Mentr* tofto imprefifo

Quel

PRIMO. 2f Quel Volto si vezzofo in qucfto Core sìU Se di canti Metalli hor vai formando L* amorofc Monete , Ne! ftriagere il partito Saranno falfe j e reilarai fallito. Gel.Nò che fon da quel Crin troppo arriccSitO? Sii. Cangiar Dama ogni momento E' il meltiero d' oggidì . Star in publico con vna , E in fecrcto hauerne cento In Amor vfa così Cangiar, &c. VsJe Sfila 5 & trattolo à partagli dUe \ Em. Odi Seruo gradito : al tuo Signore Vanne , e che fra 1* ombre Deh vicina notte

Venga à gli Alberghi miei^che difcoprirglj

Arcani rileuanti

Tengo vrgenti premure. Sf!» Haurò ne 1 ubbidirti opre ficure .

Màfe defio d'affetti

Forfè t'agita il feno

Puoi ben tu far così ; poiché io Emilio

Per faaare il tuo duolo

Ce chi materia , e V è la forma fola . Gii Emeriaei ti delude. Ametù dunquc

Narra o vaga latina «

Vuol accAtextXtSrlam Olà raffrena

11 temerario ardire . Cosi bella ,e fpietata ? im. Cosi rozzo 1 e lafciuo ì

B 9 SCEr

i<t A T T O

SCENA XV.

Giunge Ffàlnsa ne» veduta da Gellh , e ofema il t fitto

Gei* T O beo faprò d* Emilio .

1. Ti^s per Accarez,x»%rla l Em. Incatena la ilolida infolenza 9 Che il Romano valore \ Non lU fol ne gli Eroi 5 il noftro fcflb Per fua difefà ha la fua parte anch* efTo Gel. Donna fdegnata è vn bafiiifco KteiTo % Bm* che voglio anch' io

Giocar col Dio d* Amor £ pur che (Ikioga vn Quel bel , che mi feri , non piangerò Se perderò il mio Cor» Sìsì,&c.

SCENA XVIi Gellie nm vedendo Fulnia dice piano à Sito «

Gel. Q Ilio non fia che da te Fuluia intenda i3 Ciòch*Emeriatidiffe . Ffiluiafe glifà nel mezo . Sii. Perche ? {do Tuluial

Gel. Per eh' penfiero . * Rejla Mf^I^ veden^^ Fuh Segui 5 fegui infedele Perfido fcelerato

Dona adEmerìa ilCor,poi dimmi indegno Ver amarti da proi^nro vn Regno Io procuro vn Regno A vn* ingrato 9 ad vn* empio

primo;

CeU Come ? io già 0041 fono

Ffil Non fei > che non fei 1^ Alma di Fuluit,

Che non è s' incollante Si/ Signora af^Vena P ira « FuLEtù Scruo fellone* Sii, Piano

Fui. Taci i miei torti?

Gel Senti

Ftil. Che vorrai dir?

Gel, Setpplice kherzo

Sii. E' vero

TnI. Olà . ^

Gel. Non t* ha tradito

FuL Taci . Refi a 9gn^ viUf sbigottitol

Ge/.OhDio!

FhL Sofpira falfo Core

5//.S:gnorgiàte!odi(ri

Quelle Monete tue non han valore ; FhL Che narri ? da me partiti or oxa €#/.FedeU««. FuLCiìZ più ? Si/.Per teragioooi

Siilo ffinge via Gellio^ # partono l F/i/, Ancora?

SCENA XV ir.

F aiuta j e poi Catene

TftL O Qn tutta fdegno , fon tutta foco O Arde qutll* Anima Sol di furor*

Tutta difpctto , tutta vendetta E* la Saetta del Nume d* Amor SoQ tutta »&c.

fi 4

\

M ATTO C^t. Emilio ecco i! relhnte

De* radunati Erari Fai, Oh di qual lampo

Mi fi arricchiflTe il guardo* Cat. Qui le poma d* Atlante Qui di Danae le pioggie Qui i' arene del Tago » il Vel di Coleo j Le pietre de P Eritra , e feco mifte Le ruggiade » che indura Il Neccunno indiano. Ciò i che di Mida può toccar la mano « Scorgo , che la fama ^ Affaiminor del vero* Cat di Vulcan le gole

Accennando le Fucine del profpgtto l Beuon ambo i metalli > onde più molli Cedano ad altre forme, e tiì con cfiTi Colmo ogni pinoà 1* onde Vada del Tebr© ad ingemmar le fponde J QH erari ddla F.^cina battoìio sk le incndini

à temfo del Canto ^ e dsl Sncne jFhK Dunque col braccio forte

Imprimete Cat. Battete «2. Scagliare Percotete Rimbombate E col mobile ordegno Stampi la mano ad ogni colpo vo Re* gno, faraone. Seguene gli Operafij de^ Tmhi ad imprimer$ le Monete.

SCE*

P R I M Oi $3

SCENA X Vili.

Giunge Leptdét , ^hefi ferma à veder l* opre della Zi€C4* DomisLto ^che U fegue fenM effer dfi ejfa confider^to

Si fermano gli Cf erari della Fucina^ efeguon» gli alni ,

^om* X^ *cur pocovngu2rdofolo, JIj Etùcrudailniegbià me» Si fpietaca à tanto duolo Nieghi vn* ombra di mercè E* pur poco , &c« Ifif. Replico ciò che diffi . 'Dom lo dunqus oh Dio !

Fabbricarò i miei danni ? Lep Anzi ficuro

Ordirai le tue gioie 1>om Mi porcaro ad Emilio Lef^ Predo

l>om. Dirò , eh' ardi à fuoi lumi Lep Auampo.

Dom Che fenza lui viui in tormenti .

I#,f«T3moro«

Dom. E che fra I* ombre

Lep Certo

brami Lf^p. .

Dof^i^ Ah che Domizio A!ma non si vile

Dunque dal mio cofpetto Volgi rapido il paiTo. Dom.E perche mai ? lep^ Scordati d* adorarmi , Che per ce fon crudel

B 5 Vaste

14 ATTO

Vattene eh' à placarmi Non giouacffcr fcdel. Scordati, &c- ?/if Lepida , Oomixjc dif feraté Ufegnel Dcm Ferma le piante : oh forza

Di tiranniche Sceile ! Lf/j.Ridolui . I^om» And.ò ad Emilio

L' accenderò con le tue fiamme » e tofto Farò pari il defìo : nel tuo b^l (eno Volarà quindi ardito Vedrà ]>omizio , e morirà tradito» Lef, Se il mio vago vedrà Venir à me Serbar io ben faprò Vn.,.,, ancor per te. Nonfofpirar,

Che qaeito è il Cor.ch' il Dio d' Amof Seil mio vago, &c«

OH come Amor mi guida Ad vn*indegnoeccc(To Per feruir la Beltà tradir me fteffo Guido a c^ioire chi brama gioire E fenzagioire io reftoà penar Smorzo la face., eh' ahri tormenta > non s' alenta 1^ arder vorace > Che quefti lumi conuerte in fiumi Per lig imar. Guido , &c.

SigU9no gli Of erari de 34 Zecca i^fertnà - di Ballo Fine idi' Atto Frimo , AT*

Konlagiiniarnò

(mi die.

SCENA XIX. DomizJe^

ATTO SECONDÒ

SCENA PRIMA.

Porco di Cipro con Pente , che cala nel Mare per cui fi vedono gentil che portano si Tc^ foro alle Naui, e Vafceili approdati Sole, che tramenta, e Luna, che comincia à fpuntare

Fai fi fa , Siilo , e fot Domix^h

Tul TT"^ Ea di Cipro $ e Dea di Pelo , I 1 Che frà voi neìKiche (lete, i J Hordal Cielo Difcendcte A far pace io meao al Mar . Ecco 1* aure » che eoa l' onde Stanno placide >eg!QCcnvie« Sibeincdoàfofpirar» Dea di Cipro , &c. Vom. Signor , fe nel tuo p$tco Regna così pietà , come nel Core Sicdtiti Trono !a Gloria Di Lepida ^sncil , , Mirandola ri(lafofptfi Sogno , ò vaneggio? Fului.^» irà/e» SìL Signor t Dom Eche^ SitsCkz vaneggi. F«/ Domizio in Cipro? ohDiol/r^/^i Dm. Fulusa , come qui in Cipro Sotto fpoglie virUi?

B 6 WhK

ATtO Fui. Che Fuluia , o deliri ? 2>0m» C6do»a il guardo mio, che nel tuo voltò

Ricroua al viuoviìa beltà crudele j

Dai cui rigor fcheroico

Io già parti; , per non morir tradico Sii. Siamo à va brutto partito à part§ , ¥Hh Condono i moti cuoi Ma che richiede

Lepida da miei gefli ? I^om. Ella à cuoi vaghi lumi arde cotanto j

Che fe à donarle pace

Non voli tù.,..

quel !e labbra poi à parte l

Sono, fono di Fuluia. 5r7. Afiètion v'è nmedio, fr^feì 'FuL Ei m' (coperto 5

Sm(i non mi tradite . à parte I>om^ Quanto più ti rimiro

Fulda tu pili raffembii à gli occhi mici . FfiL Vi che iloìto tu fei

Parte virfo U N^:^i^ Dsmisièo refi a ^ttorJto « ^i/. Signore à me credete

Vn pazzo fe Icnniffimo voi fletè . Dt>m. Ma fentì almen di Lepida i penfieri Wuh t^rna. Paria. mm. Se pria dei giorno

Non porgi £ì di lei foco

Refrigerio foaue « « « Torm»doi.ii à mirare attem amenti prorómpe

Ah che Fuluia fei SiL Oh oh sbrigato è ì! cafo à fatte 'FuK Soccorretemi oh Dei ! à pme Dom, che dal Tcbro

VcgadiCielftraniero

Ztli lafciaiti fuggendo

SECONDO. li

F«/. Taci Domizio . Ic|fono, Sii. E' caduca à la rete . i pms .

Donne» ilar falde vn' ora» ah non potete* Fui. Se già prouai ftinefta

' L'ombra de fette Colli 5 hor quiui in Cipro

Godo d'aure più dolci

I purgati alimenti ^om» E poi d' Emilio

Fingendo il nom? ) hor col rapir gli Erari

Cosi Roma tradiici? FhL Tradimento, che gioua acquiila lede,

£c à Hn di regnar gloria è la frode

Tu , fe del foco antico

Serbi [cincillà in feno ,

Silenzio hai da giurarmi, Dffm. Troppo, troppo vuoi da! voler mio PW.Dunque m'anii^eccochloparto^addio»

S* i»cammha alie Nani Dcm^ Fermai Cicli ^ che fò? Fui. Pretto , rifoiUà . Dom.Vache goda il Core

Seruafi pria la Patria , e pcfcia Amore Fu/. Patria non conofco ,

Che dcue i! ben ritruuo Or qui rimantii 2>(7,^, Duque no vu )i,ch'io fegua il ciio valore? ^«/•Seruiciipria la Pacfia,epofciaAmorc« Dffm. Ah Ful'ùiail tuo bel volto

Val più j che cento Rome . Io farò teco Sii O quanti inganni fa mai fare vo Cieco Dm» Tutto può. Tute©

Per amatsi bekeì Cor, che bea ama il

Per volar à gioir

Si si lice tradir cnor, e fama

Tutto può a &c. Snfféi n$lls ^^hìI

ATTO

S C « N A IL

Si comincia ad ofcurare la Luna» e fi vedono Lampi, mentre Domizio fcaricar le Naai ,^ ritorna indietro il Teforo#

FulatA j Silh , pei Cillio «

F«/. Omizio in Cipro? Ei che !a prima

i-^ fonte Ben sa de* cafi miei 5 che per me tanto A'^fe feoza fperaoza ,or qui mi fcopre ? Siilo.

Sii T'intendo se perche dargli Amore? FféL V'mfi , perche 1* inganno

Taccia licur , già de l'affetto mio

Geilic è in pofleifo * sìL Applaudo al tu© penfiero:

Con politica inianco

Ama Domizfo*.*. Gei, Ama Domizio ? Giunge^éf* od$ t*vhm$ ps»

folf di Silh . $iL Oiroè ? Vtd$ Gillh, i veft^ sHgo$tU0 , 'Fuh Che veggio mai ? Qd* Forfè à Domizio indegna

Qui ti fcoprifti ? Ah Gelho , ancor non fai Si/.Ceito non fai««, « Gd. E che , mal nato Seruo ,

Seco vdsSi tu forfè

Più occulti tradimenti ? $ih Signor il primo fon frà gV innocenti QbL ftrhiraèmdéffMm penfmdo^ FalutafegH satana

secondo;

1^

luU Volgiti , o caro , crediaii , Che il Cór nón sa tradir é Afcolcamì vo momento » £ poi fra rio corm^oedi Condannami à msrir*

Volgiti , &ۥ Entra nttU MAui . SCENA III.

Sii O Signore» Or/. Già Fuluias*èfcopefta , e de gli afictd

M* impouerì per zti icchir Dominio Sii Sta tra il vero , & il falfo . Gel. Vdij già il tatto 5 e qui con torto vguale pagar le Tue frodi Emeria in eiTa Adora Emilio ^ e f'^à !* orror l' attende Si/.Gri mi pregò à guidarlo. Ctf/.Orainfua vece condurrai siL Gelilo « G9I. Lo di/fì » 5#7«E peni!» €d.V ora s' appreifa» 5i/.Afcolta

Vna Citella ^ e poi Romana ; ; GiL Io voglio*

5i/.Hà da efler pur queflo il bello imbroglio» GeU Io tradir chi mi cradi ^

Così gioirò »

Bellezza,

Che fprezza

M' iafegna à ingannar

Se già m'igannnò^ Io tradir, Scc. SCB«

Atto

SCENA ivi

Seguono lampi, e tuoni con orribil tempcfta di Mare^ doue fi vedono affondar le Nauìt

SìlUs p0i Catoni^ che f*ff agiunge fui Ud(f^

$11 H ch'orreodo fpauento ,

\~<^ Qtiefla è quella difgrazia , Ch'è chiamata Fortuna 5 e tuoni , e lampi Rompono l' aria ,e cadono le Stelle , Arde il Ciela hoWt il M2r^*annega il Modo, Fuggo i reilo , non doue m* afcondo Oimè tutta in su la tefta

tempcita cadendomi Sqoarciafi l' Etera, Sibila il fulfìiine . Fermati Gioue , fermati » Oimès&c* Occhi miei, che mirate ? e come oh Dio ! Sijnoàgiufti difegni ., Le £>eitadi auuerFe ? 'Emilio , e douci fei ? già le tue Glorie Morde ingordo Nettun® 5 e fon gli errari Di baccante Anfìtriee lofamia preziofa . Oh Stelle ! oh Stelle ! Faci, cheincenerite 11 Vel deh mia forte . Io ^icredea L'icìde intelligenze , Guida de !e noftr* Alme , e fempre viui Caratteri del Fato , e fiete folo Macchie d* ardor , che deturpate il Poloi Vi comando» o mie pupille A non pianger la mia forte ,

Che

SECONDO; k'i Che di lagrime le ftille Son veleno à vn* Alma forte Più torto la morte Nel fen chiuderò , Il Fato fpiecato Si si vincerò, parte i

SCENA V.

Notte Sala con Appartamenti ^ e Gabi* netti fegreti,

lepida f€co Damigelle con Itmil

\ R che !• ombra foaue

Sparge di dolce oblìo li fenfi mieij E già fon gli origlieri Con le pi'jiiìe d'Amcr refi più molli Vhne Appreflato vn Tauolino co Specchio^ e Sedi ai Qui difciogliece Amiche Queiliferici nodi al crine aurato j Che bada 9 fe nelfeno hòilCor legato! Mentre le Damigelle le leuane gli ornamenti del capo , canta la feguente Aria , Notte cara fe con te 11 mio Ben venir non può l Fa che dormendo fco venga à mé^ eh' almen fognando io gioirà

Notte cara 9 &Ct

SCE-

ATTO

SCENA VI.

tepida guar dando mllo ^ecSh Vide Domix.i$ , ^he vi^ae

t^p. Y\ Omizio, c che rapporti ? Dom.O^m cotanto a eh* Emilio fra momenti Volarà nel tuo feno . yp. O t^n vad ùom* caciturnoj r fpl t^P^ Così Pactendo* Dam»$cQzz fcortadiluce. ^ ep. Cauto* Dom. In mzo de l'ombre, isf* Pià ficuro»

Dm. Sempre fegreco a e muto. Lep. Egli è pru» dente,

Dom, Per breuiflimi inftanti isp O qui crudele. Qom. Pria , che vagi&a il giorno Dee ritornar fui Porto » Oue Caton 1* attende : in breuc d* bora Spera pur di gioir , ci3i V innamora Zip. Si vieni à me coniohmi Si Una federe Dolce 1 cara fperama Auuczzami à foffàr Se mi farà languir chi m' inuaghì Si vieni , &Cjp Bma nella Camera

S C E N A VII.

Giunge Ftélftia^ Dmix^i^ l

Puh lungo opportuna. Dffm. V3 O Fuluia , in quello iftantc Lepida corfe ad abbiacciar le piume .

Bgià

secondo; 43

E già come iìTipaaefti , Solo , muco, e irà I* ombre Io l'H.Tiilio farò , ch*al di lei fcno Per celar le luefortw

Correrò pronto « AUaU Fortiera, e Ftittéia lo trattism Ttéh ,ch' efler vogl' io

Quella ^ che rida ia ingannarla : hor vado* Dotn Ferma

li'/i/.Lafciami . .ii ^^^-^ D<?w. E cerchi DisìcoftofuelarU Sen^a finir la gloriofa imprefa } F»/. E che più gtoua à Fuluia » L*efferEmilio;horchedi mie Fortune Naufragò la fperanza in fin nsl Porco l>om. Ah che ràdi mia fede N^ fai 1* opre migliori : Segui ad eflfer Émilio j amattii^ e taci* ThL Vanne à Lepida dunque » e ti compiaci Per me ftringila ,

Per me

E poi fpera hauer mercè . con vezzi , e con lufingbe In amor la pace a me* -Perme,&c.

SCENA VII!.

FVluia nonsà ^cheda leNaui indietro Io rimandai gli Erari , e per fcopriffi S'agita diiperata : ond* io che bramo Morder di due Nemiche il labro molle

^ A T T O

Con quella hor fono Eftiìlio^ifiJi con l'altra Poi Dornizio farò, étn^rda dsntro la Camera» Già ipeH^toèil lume

V' è timor , che quiuì alcun tm veda } Chi cempo di gioir , tempo non chieda

SCENA IX,

KslV afz.f$r la fortiera per entrar nella Camera di Lepida ^giunge Catone dall* al^a parte»

Cai. T^Omizio»

I}<^m. i-^ Oimè fon morto ! à parte .

<:^^^«Ouct*innoltri ?

Dsm^ Che mai dirò ? à parts

C'Mt. Paiefa

Colà Lepida dorme 5 e tu che tenti ? Bom» Caton

j;?». Dirò» Tu Iti tradito

Céìt^ Come ?

Ij&m A Lepida à canto .

Tìì Conforte non giaci? Cat QMXìào in eccelfe Iraprefc arde b mente

Gelano i fcnfi efterni : ù ia vn force

la Culla de' piaceli , >

E' il Feretro di Gloria. Bcm Ella è ben tomba

De la fua morta fede C.^t. Segui

mm. Cauta , e fegreto , ^ Mato , fenz* alcun lume Deucfràbreuiiftanti Giunger Emilio

Cat\

secondo: 45

Cat. Emilio^

T>om. Ei di tua fronte à lacerar gli Allori CMt. Cieli , ch*afco!to ? Emilio j Chei Tefori delLa^io Lafciò in preda de' Venti , ora à Catone Con facriìego ardire Il Tcfor de !* on:>r tenta rapire ? Vom Io penetrai !* incento , e Amico fido

Qui veglialo à l' arriuo Cat. Grazie à Domizio . OhStel!e,iaorridifco

A I* infame penfieroo Bcm Tu con l*o dite forme

Vanne i Lepida in feno ^ attendi 1* empio , E fi del Traduor barbaro fcempio Cau Co! fgngue di Neffo Intinta !a vefie Più d'Ercole auro. E à l'Èrebo appi e flb Le furie d'O elle

In fen chiuderò EìitrAnelU Stanza.

SCENA X. I Domizhm

HOra fegua , che può 5 così fcherzanda Coll*indegnodsfio d'infida Moglie Sofpetto io non mi rendo Deludo il genio, e l*honorfuo difendo. Fedeltà ritorna in me * Hor rinega quel penderò , Che fallace, e lufinghiero Dal mio Cor partir ti

Fedeltà , &c. Parte , tYMff ottani 9 hm , refla pfcnrata U Stanza ,

SCE-

4^

^ ATTO

SCENA Xh

Siil0,peiEmerfa.

Vedi, k non m'inganno Son d' Emeck gl' alberghi , e quiui appunto

Dcùc Gelilo condur , che fìnto Emilio

Vuol fràquell* ombre ibaSa..». E quando mai verrai , Mio Cor , mio Sol , mio ben > SIL lo ktìto la fancinlla

eh* afpettar più non può E quando? SiL Adcffo , adeflb « fiani> ^ptam . ■Em* Tenebre à voi confido

Ilroflbrdi mie gore Sì/- O bella pudicizia . fràf$ l :Em. Con cui vengo àcelar le mie Catene

Piano , eh* Emilio viene . sìL Sta à veder che foo' io . Em. che pretendi Emeiia?

Sei Vergine latina.» SU. Affé fe s' auuicina . Em^ E fei figlia à Cacone : e quìoi fola

Fra l' orroc de la notte Eh clie io Am«re

£^ cieco ogni rifpetto,

Mouanli pur le piante

Emilio è troppo bello , io troppo Amante Sii Gellio or or fon à : farmi atlante # ^m. E quando mai verrai , S'd. hàtffùzditthB. ìémo. Mm. y io Cor , mio Sol , mio Bfcti i Stl» Arfcffo « forte in m&dc ch> ì vdit9

secondo; 47

Mm. Io fento Emilio 5i/« Eccomi bella* Em. O caro

Tefor di quelle luci j e perche tante

Fumo le tue dimore ì §luÌHÌ Catone vdita la figlia chiamar Emilh

gfce dalla Stanza , e fi ferma ad vdire » Sii, Studiai fin bora vna diuerfa voce

Per non elTcr fcopcrto Ém. Turca prudenza , hot Tenti sii Io voglio vn.....

Pegno prima di fede . £w.Achsfni sforzi

Cieco tiranno* sii. Pretto. Mm* Ecco per ora

Vn dolce abbracciamento Sii, Sarà bieoe cònte^nto . Mentre allonga le braccia^ Catene s* auanza j &

ejfa abbraccia il Padre in luogo di Siilo ^ I che dall* altra fatte »

\tm* Mifera » Catone

Qua riuoJgefle il piedé. Cat, Seguite pur colanti (hraccie^

CheCaton non vi vede* la /rende per ti Oh fne infelice* Cat„ Inderà ! e qual penfiero SiL Catone ? al par de P aura io leggiero Farte nonfentito»

Em. Padre

Cat. Taci lafciua

E/w. Afcolta .

Caì troppo vdito*

E/w* Condonai! prlmò errore

Cat,

À T T ©

CAt, P5t minar 1* honore. Vi bada va folo inciampo

C^r. Ammutirci j e fe fra 1* ombre hai forte

Coprir il vitupero , il non vs:cla

La vergogna del Volto

Vieni . la tira "vsrfo la Stanza cùh forza » :g^;;.D0Ue mi guidi ? e/dama nsll* entrare Cat. E Moglie, e figlia

Son d* Emilio lo fcherzo « Oh Roma » oh Roma, ir*». Pietà del fallo mio . Cat^ Pagar mi deui, © fceleraca il fio l Parte (ir afe mandola feco

SCÈNA XII.

Giardino deliziofo con foàitane, evida dell* Alba .

Zefida ^ fci Tulaia l

TI /| Ore 1* ombra , e nafce il lume iVI Piange Alba ^ e ride il .

Così il Core

Che diuide

Con il giorno vgual coftume Nafce,c more

Piange, e ride j Per quel bel » che !o feri > MorePombra,&Ct

Io vi fgrido, o momenti ,

Che si rodo da! feno

Emilio m' inu&lade § e poi v'adoro

Mei

SECONDO. 49 Mentre fra voftri honori Abbracciar lo potei fcnza abbagliarmi i Polche io mirar quel Volto Io foffro vn certo ( oh Dio ) Patimento de gli occhi ^ Appunto cerne fuolc Chi con aperto ciglio incontra il Sole. luh O nido s parti, Di Cupido

la te fortuna oonhò. lep £i fi duol de la forte P»/» S*àqucfto Petto neghi Pace Si fugace farò ^ Lip. Cime tenta partire FM/«Onido>&c

lep . Etniìio Anima bella , e quale oh Dio ! D' improuifa partenza Nudriciiudel penfiero^ ThL Roma m' aftrioge Lep. E teco

Porterai I* alma mia ? Pfil. Io d* va furto innocente Colpeuole non fono Se il tuo voler , non il mio Cor ti priua « Zip. Deh lafcia idolo amato Che da tuoi labri io la ripigli ^ e viua Siedi Japrs d vnfint§^ $ l* abiraccm Bocca di Rofe fi torna à i « £ rauuiuamì io feno il Cor , Frà le Perle tue mordaci Apri ò caro il mio tefor Bocca, &c.

G SCE

A T T ©

SCENA XIII.

Cat0He$cht\ha fifftruato il rutto « lepida n§I cMt$ » tar il fitùrnello dell' aria lo vede , e sbigitt* tita Jen fmge

/^ leli , che veggio ? FfiL\^ Oimè* Vuol ancor effa fuggire y mi

Catone la prende fer v9» bracato sfoderando

mn pugnale C^^FelIoa fuperbo

Non fuggifai la morte « f'/^/t Ferma, Cat* T opponi in vano » Fui Odi.

Cat Non v* è ragione ,

Vn colpo folo. GiU* Non mi furo !o fdegoot FhL O tutti almeno Vibra in quello mio feno.

S C E N A XI V.

Mentre Vuluia è in atto di fcopfirfi giunge lEmi'^ ria che inginocchiata trattiene il Padre » .

Zm. T) Adrc deh lafcia EmiUo,egl*èinnQCéte X Io fui , io fui la rea . Chi mi trattiene ? ah indegna Figlia j & anco

Con infanie baldanza Fomenti il difjinore^ à te col fèrro Le va foprafer vèciderlaiFuluia lo trattie*ìel

s B c o N D o: ^

ThU Deh ferma , e in quello petto Si si lacerai! Core. . C4f. Prima dunque

il tuofangue^ Vuol puf ftofrirftf & Emeriaiiene il F^dn^ Em Ah sfoga il furore Solo io qucfte mie vene

Tutte due io tengono , ejjo fa forza * C>i^. Ambo cadrete* j

SCENA XV«

Domizio €on Spada alla mano dalla pxrté di Fuluia , Gellio fimilmente dalla par^& d'Emeriayecofi loro Popolo armato^

Dom^/^Là fi faluiBmiUo OeL Emeria fi difenda , €at Come vn Popolo intero Qui fifa fcudoà chi mi difonora ? Quai tradimenti > e cu Domizio ancora ? Vom. Alta cagion m' induce Oel. Non è giu(io lo (degno » C/i/. Ah tutti fiete Congiurati à miei danni Orfeppellite Cacon fra più infelici SeDz' oro» (ed za onore» e fenz^ Amici « Pftrte dtfperatù ^ s Torna à ridere o fpeme cara Mm. Godi brillami o Cor in fea. I! Cielo più folro A ì rai del tuo Volto iMoftròilbelfeten.

Torna à ridere » &c. Partono abbracciatsinfteme »

C J SCE

si ATTO

SCENA XVK

'Dominio ^GiUh.

Dm. I^Di Gellio , à qual fine

KJ Tùquàyolgeitìilpaffo? Csh Cosi vuok li deiH« » I^om. Palefa « litf/.Afcolta

10 mi vantai fuperbo

Prole del Rege cftinto 5 ed à Tefori

Fatto à Roma ribelle

Ruppi più volte ti paffo* Or qui deteflo

11 mal nato penfiero: e fe Catone Fia » che d^ Emilio al fianco Permetta vnirmi y io tofto Ogni fdegno abbandono

Seco mi porto al Lazio» e Amico fono« D9m^ con Emilio ?

Appunto. Dom Loconofci? Ceh Ben certo ? Dom. Quaf in Cipro egli iSa ^ Ge/. Duce latino

Forte infieme, e cortefe obliga ego* Alma l

£ già feco pugnando

Col Volto m^mpiagò più che >^ol Brandò« Bom.à pam. Qual gelofia mi voiQ^reflsfoffefpi 0«/*£glièfofpcfo* frsfg.

Ah che Fuluia incorante

Vi fi fcoperfe, c vi donò gli affetti

Domizioe Emilio «.v.

SECONDO- li

Cih

2>tfi». Duce latino. Gei.VdiiM.

ì>0m. Force iniieme cortefe ' C$1. Quello .

2>^/» Ch* obliga ogn* alma

Dom £ che col Volto

Più che col brando impiaga l Gel. Replico i detti Ddw. Inten do paru^Gellio h figm « A le richiede mie

Parti ne formi accento ? D^m.Intefì incefi

Si volgi fegufndo k fartin ^ Gellh h ili»^ G^/. Ferma Perche grauc ? IX'w.Perche d'Emilio il fianco, fi ferma kstii

Nobile è sii eh* à la grand* ombra à pena

Tien Domìzio la fronte Celm Gran lode Dcm E di fuegcfta

gentilezza illuftre vnqùa non proua

Chi non hi co i Natali

Eminenza di Merro Gel» d* Emilio fauelli

Come vn gelofo Amante « Dm^ Come vn gelofo Amante? ; E che detti fonqueftì? Glidàv»4mamn^l f9tt$ sfoitrande Im Spadai Gii Olà. : 2}m Se mi dileggi

Io rifpondo col ferro GsL Qaal impet > ti mouc ? 2)a^f Io qui richiedo

¥ C a Ka*

5^ A TCO secondo; Ragion del detto folle . ^| ir#/.Meodicato furor: mail leu di Gelila ^ I

Codardia non conofce D^iKi. Bada : fe dunque io Petto Alma non hai tremante Vieni à pugnar con vn gelofo Amante ^ Si bamuo Eccomi 9 e quello brando Sprezza (e puoi Jd#i?9« Difenditi hai Core^

Dofo vari c^Iplvna fanw dé* CatéMlienfi fraf fùngono co» ì* Armi Qth Addietro » addietro ril iaoguc

Dee terminar 1* affalto * 2><e>^ Ansila morte Darà fine ai cimento* Tprnéàma banerji,0 li CauaUori li dmidons S^/, Ne^4 il Cicl iche s innotei

L'ardir d* vri* atto indegno ^ mi partirò * pom% Termino la renzoo , ma .m^ lo idegno% Tatti dall* altro tàntù » Ré^éino i Cauftliori ^ €he con abkatfimtffté^ giocofo danno il

lini dill* Aito SiCiiidPi

ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Itagica»

Cellh , SìUo m

<?<?/.Tr^ Rendi Siilo Gli vuol iait» v»a La *

. 1 Urla I Sii. NoopoiTo.

GeK E perche temi ?

SiL Fiì crappo grande il rifchio De la pacata notte» I Gtf/, li Sol del giorno I Ti farà più Scuro*

Prendi, ! si/.Di(fìdinò

Ge/, Quinto fei vile

Sii. Non trouar Catone «

a#/ Es'ancoil vedi 9 I Scrino vngiuHodefio.

SiL Vorrei faliiar quella mia pelle anchM'o

W Senti» icriuo ad £meria «

5i7. Lafcia leggermi il foglio .

CfL Dirò ciò che contien ,

sii. Legger Io vogUo .

Otl Aprilo I che noi vieto

C 4 SCEf

?6 ATTO

SCENA IL

MèMr§ Siile spn U LatifM fifhig*fU » giungé Fuluia g eh$ gli viem f^pra^ Gallio ^ ibi ttomié Vide*

S^K n 12 Meria io fon cheV amo* e già fra liggi^ Hj 1* ombre»

9, Ti fuelai l' amor mio

Principia bene* FhL Lafcia S^eruo infedele Gli Isara la Littii

ra Ufciandigli Is mnà in ma»i « fi/.Oimè. Gel Foluia^ehefai? SU. Dunque ad £meria tu la po*-rerai

Si ritira cen ì altra pairte della Lct tifai 7/»/.£mpiosì micradiici? y C^l. Fai fa ancor mi deludi? Fui. E nonèquefto

De' tradimenti tlsoi fegoo crudele ? GiU imitando i tuoi gefti FhL ^^Emeriaìofon, chet* amo j e gii fri leggi Pombre

Ti fuelai 1* amor mie

Amor fra 1 ombre? or quijcbe parli indegna^ Gel. Segui « cbe m*vdirai » Val* »,L'alco Imeneo l^S&^^y Vnirà lenoftr'alme» Emilio fcoprirò»»*»

Mi {coprirai > ^eU , perche già incorante

Sei di Domizio 5 & io d' £meria afpirò

ApiùgiuftiSponfali*

IhI»

7 E R Z 17 Stél.Cht fellie ? con Dominio

Io fempreiìnfi ciì lo fai > infido Non godrai di tue trame Io qui ben collo Riueftirò la gonna , e al tuo penfiero Ribatterò in momenti De le macchine indegne i fondamenti Fatte frignata. Gii. Ferma Fuluia adorata IFfél. ReiU^ che non t' afcoko* CeL Torno à giurarti fede WhI. Il Cor più non ti crede Puoi ben giurar d' amarmi ^ eh' io non ti credo j O* piegami , ò lufingami ^ Più cruda ogn* or farè « < Puoi , &c.

SCENA III.

CilliùfoU c

Cieli » che far degg' io ? Fortuna > Amore l Furie due Stelle rie Scorte infedel à la fmarr ita mente » perche cieco Amor, cieca Fortuna 9 L'vn guidò i' altra ,e 10 mal orditi inganni Ambi precipitarcno à miei danni » Veglie piangere i1n che i! pianto Verrà il ti(o-à confohr * (e Amor mi fpreziza tanto Sarà eterno il hg imar* Voglio 5 &c.

x: 1 S€E*

Atro

SCENA IV;

Tor9fa SiOo e0n il reflsHté dilla li farsi

poi C Afone in diffaru ùffemftndo ,

^'^•LJ* Vluia non faprà ii tutto,

J7 C he la parte miglior mi re(iò ia maQOt

Cat. Di qua! Futuia fauella > à p^tr$0^

5i7. Quanto /che mi preghi

Se da me la vorrà : llar fui fodo

Cat. Quefti fon tradimenti à para ^

Sil^ Indi [prezzante Pàtjfe^iémdo ìnei»u PaflTeggiar con contegno fra if^ Catoni Oimè. ' Cedi quel faglio.

Sii Signore.

Sii Sono iorereffi miei Cat. O* lafcialo , ò la vita

Qotlafcierai. Sii. La vita ? io tei confegno.

Itìm'eiomeflb pur nel brutto Impegno . Céito»e confiderà il cotinnut^ delmizc foglio eh* io più ferua à Donne » MÌII5 paffi , mille fogli , 1 Ambafciate , intrichi , imbrogli Fracìcar affé non «

s e E N A V.

Catone con la Lettera leggt^doUfrhfe ^

H ^1 E andranno occulti 1^ Di Dontìizio gli Amori. E quali Amori a'

Hon

Non é picciol fofpetto Sfgfif i hggen * Ifomm^rfi l efori , Roma pur goderà fc fomoiérflfana > non V ifltecdo Così dfi 1* opra Sarà per guiderdone ' A Gellio fcmcria , e gioirà Catonet La figlia à Gellio ?e chio poi goda? c come? Ah che vna Fuluia ignota Gara qnefte vicende j e à ki rimafe 11 tQÌìmtt del foglio, OniJeXerpe pur aQCo il mio cordoglio» a*fàfpea3e,etimore Paffeggia il mio Core fermai mai . Mail Sol de la fede Pur anco non cede Fri l' ombre i [poi rai Tràlpcme,&c«

SCENA VI. £merU , tepida «

^w.T\ /T Adre fra mille pene

IVi Troppo afflicca fon* io. Lep.^igììxpìà del cuo duolo »égraue il mio « Mm. Cerco Emilio fra l'ombre ,

Et abbraccio Cacone . Lef Io pur abbraccio Emilio , Edatotie m* offerua .

Oh Stelle !

Oh forte !

Che faremo ^' Isp Nonsà. :

C 6 SCE.

%m ATTO

SCENA VIK

@fftff£€ Fuluia ff^iUdtM d* Emilie » & in hMté di Donna Lefids , Em$rh ,

F;#/.T> Ou*è , dou*è Catone ? ^ Biw.L^ Emilio!

Lef. Emilio !

V.m* Come fa qaefte fpoglie ? Lep. In femminile ammanco? ]fHl. Emilio più non fon j Fuluia fon' io^ .

Che per vn van penfìero al gran Cacoag

Infofpcccii P onore,

Ora leuola benda al cicco Amore.' Lep* Come , che fenco mai ? X;». Cieli yChì narri? y«/. A lui m i po to t . . I^upl fartki Zf^ Ferma.

Sm^ Sol per mementi appaga

Ilfe nido d fio. Fui. Affai vid ìTjjC voimitafte. Addio, fartem

Re^&no fofptft gHférdnndcgU dietro » 'Em Lepida» I«f Eme ia.

Io mi confondo « Lip Io gelo. Bm, Femina Emilio ? Lep II vidi Oh del mio Core

Orrendiffimi inganni , oh di queft* alms

Tradimenti fanelli. Em. Che deliri fon quefti ^ E tu non fei 9

jChe i 1 guardo indiffe^^^ente

Volgeui al di l«i volto, e dal penfiero

Sito»

T E R Z O. ét-

tofto vfcii* immago f

Che non fapea s^era dieffor tne j ò vago I Lef. Ah figlia noa fai X/». Forfè delufi

Seco ordilti di fcabile Imeneo

Le mie prime Catene» £#/>« Afaiòbea' io«i , Km Pa la« £f^. Deh taci JS»9 lo più dolor non fento lip. aggiunger cormenco al mio tormento»

10 non ci più credere Amor ciradele

Ti die fede il Cor amante ^ £ collante ogn' hor i da te

Ingannato al fìnredò lo non i &c« parti ^

SCENA Villi,;

Lepida j pfii DùmiXéh

JJf. I^/T Vto , fole , frà Tombre ,

XVx Secreto . ah fu Domizio Altfi^

chedeffo Tanto da me delufo vna tal frode Ordir non mi pocca « Cieli ! fe voglio § Che non vada ibip<erbo D' auermi mai si vile ingannò ordito Forz'è eh* io doni à i»i ciò c'hà rapito l

11 DeiìinocrudeliOSmo

M' dannato à hgrtmar ì^on m' auanza più fperaaza

D'vb

^ ATTO

D* vn momcntoili c^jntemo , ' Che foli rea pèt erappaainar, llOeftino,&^*^ Hil partire incontra in Ehmix,i0 , Domizio,ilcutcoFelU Nel filenziofepoka,

Fuluiaèdi già fcopercai Uioità l'ombrt

So chi mi Itrinfe. ^ v -

jyom. EÌU Caton conobbe . àpstW» ^ l€p* OrtUj che leale 0opf arti '

Merti benlfamormiosgià délSfOófoc<> /

pronta m* accendo ^ ^ > a c X^e^m» Vuol ribatter iHngano^S^io^l*incendo.i

Auraitù dunque infetto {pme*

Sentimenti aitiorofi? if/». A detti miei

Per iinco il Cor non créde ? Dom^ Cerro fon' io ^ prim*

Voglio vna vera fede * Z*/> !' anima fui labro -

Per giurar lealtà . ^ I>om. Non bada , e feéd ^ t - -

Silenzio rigorofo, 'Up Egliè vn'ofifefa

Dubitar eh* io fauclliv B&m E auer per legge ,

Che gel@fia non vogliOé Lep Non renderò fofpetta ^

L'ombra men del volto * Dom E per me folo

Regolar ogni affetto i Uf. Altri , che il tuo volière

Non reggerà i! mio geni0> D^;^* £ ad ogni cenno

- tep.

TERZO. fi Prenci velarmi in Teno Saprò ancor tutta vezzo Prcucnirti in Amore Dom E al primo torto

Abborrirti per Tempre J Itf lo mi contento

Che mi fulmini il Ciel« D0m. Battami folo

Temer di non fdegnarmi lep Quert* alma, che t'afcolca

Tr mari àie tue voci. Dóm Eh fei pur licita ! Zéf ida nflAfoffifAn, Mifera ^ e che prefumi Render queft* alma mia Vittima de* tuoi lumi? Zip Ecome? dunque

Soffoca quegli accenti Sceletata infedele* Partiti, e fia comando Il non parlarmi mai. Se non vuole il tuo Core I colpi numerar del mio furore JPiir/tf Lepida^ e ntU* entrare Dmim U ch§4m4 e Lepida ferma. Lepida « Perdonami<^or mio Scherzai cosi con te Son feruo al cieco Dioi E adoro la tqa . Perdonami , &c# Zep. Perche dunque fiero ? JDow. Indegna, e ancor mi parli ? Chiudi quel labro ,t penfa Ciò eh* à l' ardir fcurafti , Sono amico ì Catone, e ciò ti batti , p^m l

M Atto

SCENA IX^

Lipide

OH Dio, doue lon io? Qua! ira, qual dolore Mi lacera , mi mord.' ? e . chi fchcrnifce Di Lepida gliaftecci? S' Emilio non è Emilio, Se Domizio mi fprczza ^ e fe Cacone m'abbraccia conforte: E chi fra l'ombre

10 Ihinfi in sii le piume > oh cafo ordendo !

11 penfarlo è rn cormenco , Cercarlo , è vn difonore , Tacerla , è vn tarlo ecerno ,

Che l'aoimamirode. A me Cacone Verrà Marito? Nò^ch'ionan fon Moglie, vna Frine infedele Andràml al fianca La figlia Emeria ? Nò,chionon fon Madre, vna cruda Medea G!à ne ì* ecceifo Speco è :i Sol de la gloriale Ui quell'ombre» 5^ l'irifamiarifforta , La vergogna è pcrduca , E* fuggito il rifpetto > la fede oltraggiata, B' abbattuto Ivhonor» lodifperatai fAYf$ «

SCENA X.

Arfesale doue fi vedono le Naui infranta ributtate dal Mare

^altiia , deHio , poi Dcm 'sxifi e

€ih fion mi credi ?

Fui* JL 1 perche*

terzo; ^

FtiL Non è certa la tua J Q$h E fe qui poi la vedrai ? Wt4. Forfè allor t'adorerò a 2 Tanon,&c«

Dotntx,io con fpads alia man» « t>om. Gelilo qui de 1* offefa Chiedo ragion migliore GtK T irriti in vano ; ecco già Futuia>e il Core

Non puoi flega£ d* auerle dato amante Hdm. Tale non il tuo fenfo « luL O li pria de Io fdegno L'origine narrate.

Per te corro al cimento . Per te m* impegno Ttil. E per me ancor fermate Gel* II tuo dir mi è comando* rafodiva U fpadis^ Vom Vn fol tuo cenno midà legge al brando . a dai volito Core Saprò ben io chi più confersii Amore

Tira in difpart§ DpmìxJo DomiziO jOr miragiona^ Folli à Lepida^

Fui Inofle'-uat o 9

Dom Occulto «

^«/. Ti conobbe?

jDem. Come Emilio m* accolfe «

Ftél, A te j che dunque

Mi togliedial periglio

Queil* Alma mia fol €rede^« 2>0^. Oh mia gradita fede

NelUftrìng9rgliUman9gtéHfda Q$Uhl Geh Oh Dio ^ che miro ! Ftil. Gellio Lét^cU DomiXéio à Gtllk »

Miasìitiì? ^f/f

ATTO

Senza pari i^'-^/. Collante? (^el Più che fcoglia;

Et Emeria* GsLi^z fprezzo*

A te fol dunque] ^ Dono (juefto mio petto . w/.O mio gradito affetto ! Nili» i^hraccUrhs guarda àDomiùo ^

Cieii, che veggio!

DomÌ2Ìo# p'^om. lo perdo 1* alma. F«/.GeI!io.

^5/, Io morendo r

Ambo liete fedeli, ambo. . . * co» sà;

Irrefoliita gnjtrda or l'vm ^or i'dm \ poi fi rir$

Rendimi ili più certa. Lepida 3 cflc ti diffe ? f*aue!lò coni ^^/•L*abbracciafli,^ ^^'JS'.Laftrinfi, ^^L Senza formar rcfpiro ? ^-m. Sempre muto . Infedele, Va dormi ad altra in feno / £ poi di, che m* adori. Ifi lafciaMtm^a .

vààG$Uio. - PerEmeria poc'anzi .

Io n^nleffi il tifo foglio? No! nlego . . -

^^l Oae fra 1* ombre

Diuifauii diletti? G«/.L' affermo é

T i R Z O * Fi*/. E d* Imeneo

Vcraacccfa la face? Gel* F«/. Che mà? procura Scelerato, al ere aozizei c j>oi amarmi Dichenudri deiio. DamAo tutto gelo a 2 Oh Dio! o^^/. Io turco auuampo . Fai, Ambo Fuluia tradidt i e quia! à corto Per lei ficee nemici , v ^

Viuecc,hor che godete ^ Vn la Madre, vsila Figlia , ambo felici^ Duoi Adoni vaghi ^ e teneri Dan la caccia à mille Veneri ^ in Amor non ban fortuna Han gragkt i e vaghezza » Son tutta bellezza» il genio noadà A rara beltà fperanza alcuna ì Duoi Adoni j &c»

SCENA Xh I>9mm9^ <S$ììi0 ;

2>^i79«T O di Fuluia m' inchino 1 Al magnanimo Sjpófo a G91. 11 mcrto adoro J^chi^t'ombrad* ImiHo Tien fupcrbolafronte^'^ I}om. Se bizzarria mi cralfe « Con bizzarrìa pur anco io mi difciogfiow Ciò eh' auer non pofs* io> dico noi voglics^ Opm* Baih j pii) di me folli fchernito «

é% A T T O

Gf/. Se cosi d'improuifo Io prouo il ptenco» à te noti vieoe il r ifo

SCENA XIL

NO% che rider non i;>oiro $ or che di Fuluis Perdo gli amplelTi > e Lepida fcoperfe , miei trafcorfi È* ver , che de gii M wi ì\ carico ricenni , onde Catone Mirerà di mia !*efetco antico t Ma ciò non baila à rilerbarlo amico Sediffidi fperart Sperai knzz fperanza i 0;a non fpero più « Vn Cor , che non sa amar Tradì U mia coftanza $ Schernì la feiuitù , Io diffi , &€.

sci N A XIII.

Galleria con veduta del Teforo crciuro Jfoikimerlo,

C^tom , €h^ t^mUcaHfidtrMndajl pez,zo dilla Letisra tflia à Siilo , qUinh vkn ftfajHfiAndit per il bracció

Cst.l Sammcrii Tcibri , ^

1 Gli amorini Domizìoie quei ili Gellit Qtjiui narrar mi dù« SiL affé a che non gh sò. C^ffNarradiftinto .

§ii Giuro per quanta poluere è qui ifiCipro^

ghc:fiu]lamièpakf€t

TERZO . C^/i II rcflantc de! foglio

Tolto arreca . sil.ln man reAò di Fuluia è OimèjChe dico ^ Cae. Di qual Fiiluia ? ^ SiL lo fon nel grande intrico* C/i^c Parla. Sii. Emilio Cas. Don'è ? Sii Chi dir Iosa?/

C^/. Scelcraco fdioae Sii. Oimè foccorfo ! SCENA XIV.

J^om» , chi chiede aita ?

Sih V-/ Le mani in cortefia tieni à Catone«

C4/. O eh à 1 empio Emilio Folli già feudo à l*efecrando ecceiTo ^ Volgi qui gli occhi cuoi « Gli m^fira ilr0Uù

Dpm 9^ andranno occult!

jj Di Poms2Ìo gli Àrnon Ah foa fco« perco.

Csf. ti morde la colpa ? or fegui ingrato i 1 fommcrfi Tcfori ,5 Roma pur goderà, «^^i»* Senti Catose:

Amai Lepida , è vero i e fui d* Emilie Scorta fedel : ma non è qua! penfì > Che nefuoi gelli ,ene*iriiei gedi io giuro j La (incera, e l*onor fuo i^ciiro $9 ritiriti» dif parte irà j§4iii'ndo ^ C4/« Vser i a ccnfìglio Bella Virtù. Pda che foggetto

SJ3

^ h T T O

Sìa del fofpetta Fuor di periglio Si togliìni Vieni, &c.

SCENA XV.

Sillfi À parte

lip^éT^ Acooe , ecco quell* empio ,

Ch*actcnòla cìia fama» Eifalfo Amico Con tenebre laiciue Ti denigrò 1* onore , e à quello feno Diè col finger te fteffo ampleflì indegni r E ancor fei muto ?

C^-f. HòCore, Che vince' ogni deftjn Stringi Domizio A Lepida !a deftca 5 io re h dono , Anco in atto fìmsl Catone io fono . t ^ i

r^em. Che afcoko ? Up.O Ciel, che fento ?

c^t, Val più , che amor Moglie , Confidenza d'Amico j orbejiè flolto , Chi non perder poco^ e acqutiiar molto «

tip. E così da Catone Pagani! i tradimenti? C>i/.Iofuinctturnd, Ch'i te mcn venni 5 e ben d' Emilio in 1 cce Bomizioà tem induSìe. Ora al fuo petto> Che oudre amor faggio , pur con la tua giudo paiTaggio

Isp. Forx'è^h'ia t'abbia in fen Ma qui d'Emidi Ben fi vedrà I*afpetto.. (lio

l>ùm. Vieni, op^^emio gentil d*antico affetto » S" (ihhr^f$mno infitme m

liti

TER Z O. 71 ifjf. Faccia Aoior del mio CoCaCiò ch9 può | Rirtretto Nei pecco Per femprel*aurò Arco ,e Benda , c Dardo j e Face Tanto alleerà^ e canto piace ^ Che già mai noi lafcierò. traccia Amor ^

SCENA XVL

WalnU guidando GeHh per mm», ^meria co lor». Lepida , DomiZsh , Cutone , e Siilo ^

Bm. p Adre raftVena l*ira 5 e qui d* Emilio JL Miraqualfiailfembiante.

C/i/, Oh Urani euenci.

FfiU Fuluia fon' io> figlia ben si de! Lazio ^ Ma qui fuggita , oue di Gelilo amante Tentai rapir gli Erari, e quel C3impiont, Che già non conofci io finii ardita Domizio mi fcoperfe a e fuor de i* onde Aflìcurò i Tefori : Così ne vuoti legni Naufragarono folo i miei difegni .

Dom. Mira gfi argenti , e gli ori Gli moftrii Tutti nel po^to antico» il Tejoro .

Cjit. O ardir di Donna , o fedeltà d*Amico !

Cel, Io che ftimai tradito il mio penderò Vergai pofcia quel foglio, oue d* Emcria Afpàrando à le nozze io promettea Suelar in Fuluia Emilio 1 e feco ancora Di Domizio gii affetti. Ma , che del mio Core

Moro

72 ATTO TERZO.

Moto di fdegoofù più che d*amore i B^iw. Dunque nel rouo foglio èdifuelato

11 genio mio con Fuluia , & io fcoperfi

Di Lepida gli Amori,

dolci inganni» e fortunati errori* Caf. Mi duol , che di me ftcffo

Dola parte peggiore,

l'affetto è del dono affai noigliore sì/. Signor, {ft coti gli Amici

Pratichi tal creanza, ^ inauuenir diuent.ìrà vn'vfanza F«/» Torna dunque al mio fcn Ge Ilio gradito i

Einimprcfepiù^iuftéil Tebroal crine Sol ci dia le Corone , Cediam le nodre Palme al gran Catane» EfT^o Sol Emcria rimanga Senza C3/o2(e al feno Ssh Spera y che di Mariti il Mondo è piena €at» tutti venite , e con le Nani Perle vie di Nettuno S* incontri il vero £miIio I bei Tcfori Indorino il Tarpco, E fia fol di Virtute Amor Trofeo . FhI^ a i Trionfi di Gloria, e di Pace Fefteggifeguace Fortuna , ed Amor. E Cipro giocondo Sia l'eco de! Mondo Di Roma al valor Ai trionfi, &c.

IL F I N Mi